Dal 22 al 24 settembre ad Assisi si terrà la terza edizione di Economy of Francesco (EoF), il grande evento voluto da Papa Francesco che chiama a raccolta giovani da tutto il mondo per discutere di un’economia diversa, al quale Leroy Merlin è felice e orgogliosa di essere stata invitata. Fra i partecipanti ci sarà Fr. Andrea Ricatti, frate minore della Provincia Picena San Giacomo della Marca, membro di EoF, che ha seguito anche le precedenti due edizioni.

Qual è il suo rapporto con Economy of Francesco?

Collaboro in particolare con l’hub della Marche di EoF, ad esempio tengo interventi a convegni o nelle scuole. Ho collaborato con il Villaggio “Work and Care” di EoF (Lavoro e Cura), scrivendo un testo di riferimento per il Villaggio, “La grazia di lavorare”, che affronta il tema del lavoro legato alla spiritualità francescana partendo dal capitolo 5 della Regola di San Francesco, che parla proprio della grazia di lavorare. L’obiettivo del testo è mostrare come i Francescani hanno approcciato il tema del lavoro e dell’economia nella storia, fino ai giorni nostri, inclusa la pandemia e la post-pandemia.

Il lavoro sarà un tema centrale a EoF?

Assolutamente sì. Il lavoro coniugato con la cura, come recita il nome del Villaggio con cui collaboro. Può sembrare un accostamento strano, perché se si va sui luoghi di lavoro è abbastanza raro veder andare insieme le due cose. Pensiamo ad esempio allo smart working, esploso con la pandemia, che però comporta elevati rischi di dilatazione a dismisura dei tempi di lavoro, perché stando a casa invece di lavorare otto ore si finisce per lavorare magari dieci, dodici ore o anche di più. Oppure pensiamo ai centri commerciali, che stando aperti la domenica rappresentano un rischio per la cura delle relazioni. Però è proprio da qui che bisogna ripartire, dalla centralità della dignità del lavoro e delle persone che lavorano, che vuol dire i lavoratori ma anche gli imprenditori.

Come si coniuga il lavoro con la cura?

Avere “cura” vuol dire valorizzare, rendere protagonisti. Se ciò è assente, il rischio è che chi lavora poi non si curi del proprio lavoro. In qualsiasi lavoro ci si deve prendere cura di qualcosa o di qualcun altro, per esempio di chi utilizzerà il prodotto che stiamo contribuendo a realizzare. La domanda da porsi, allora, come ricorda la filosofa canadese Nedelsky (che interverrà a EoF, ndr), non è “che lavoro fai”, ma “di cosa ti stai prendendo cura” e io ci aggiungerei “di chi ti stai prendendo cura”. Ogni lavoro porta una relazione e ci mette in relazione con qualcuno, anche per questo è una grazia. Del resto è per la relazione che siamo stati creati come esseri umani, una relazione tra il nostro “io” e il “tu” dell’altro, ma se perdiamo il “tu” resta solo l'”io” e non si va da nessuna parte. Guardiamo, inoltre, al significato della parola economia: “cura della casa”. Non siamo forse tutti abitanti di questa casa che è il mondo? E chi vorrebbe che la sua casa non fosse a posto, o che fosse sporca? Il nostro obiettivo, allora, è stimolare a prendersi cura della nostra casa comune e degli “abitanti” che ci vivono anche attraverso il lavoro. Soprattutto i giovani, che devono essere protagonisti di questo cambiamento già nel presente, senza aspettare il futuro, anche perché credo che il giovane sia l’oggi della nostra società. Credo che l’idea di Papa Francesco (che ha recentemente annunciato che sarà presente a EoF in persona, ndr) di un evento mondiale, direi anzi universale, in cui i giovani sono davvero al centro della scena, sia stata geniale! Non vediamo l’ora di ritrovarci insieme da tutto il mondo ad Assisi il primo giorno di EoF 2022, di abbracciarci, guardarci negli occhi, sostenerci, prenderci cura gli uni degli altri.

Spesso si pensa al lavoro come a uno strumento per ottenere soprattutto un ritorno economico, o per arrivare a occupare posizioni prestigiose, a volte anche di potere. Come, invece, si può far sì che la cura sia al centro dell’idea del lavoro?

Bisogna cercare di cambiare lo sguardo, la mentalità, e questo cambiamento come accennavo può e deve venire soprattutto dai giovani. Intendiamoci: avere uno stipendio per poter vivere è ovviamente una cosa importante. Ma se fare soldi o raggiungere posizioni di potere diventano l’obiettivo principale del lavoro, anche questo ovviamente non funziona ed è stato dimostrato. Per cui occorre rimettere al centro quello che più conta e cioè l’essere valorizzati sul lavoro come persone. Bisogna cioè mettere le persone nella condizione di essere creatrici del proprio lavoro, di poterci mettere del proprio di cui andare fieri, di essere insomma un po’ artisti. È questo che dà senso al lavoro. Insieme al fatto di sentirsi parte di una comunità, di una rete di relazioni, di una fratellanza. Il lavoro ti rende “potente” non se fai tanti soldi o hai tanto potere, ma se sei almeno in parte artista, creatore del tuo lavoro. E se il tuo lavoro viene valorizzato nella relazione con gli altri.

Posted by:rigeneriamoit

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