GenerAtelier è la rete di sartorie sociali che lavorano con (RI)GENERIAMO, la società benefit sostenuta da Leroy Merlin Italia. Con Erika Mattarella, socia della cooperativa sociale Liberitutti di Torino (fra i partner di (RI)GENERIAMO), scopriamo quali sono i principali progetti in cantiere di GenerAtelier.
Dopo le mascherine di protezione , su quali nuovi prodotti sta ora lavorando GenerAtelier?
Tra poche settimane arriveranno in tutti i Negozi Leroy Merlin in Italia gli shopper. Che assomigliano, per rendere l’idea, alle borse commemorative che si possono trovare ad esempio nei musei. Sono caratterizzati da una tasca esterna. Per il momento ne abbiamo messi in produzione tre differenti tipi. Li abbiamo chiamati i “porta storie”.
Perché questo nome?
L’idea è questa: ogni volta che le borse finiscono, quelle della fornitura successiva racconteranno una storia nuova. La storia viene raccontata proprio nella piccola tasca esterna cui accennavo. La prima storia da cui siamo partiti è quella di Nidò, il progetto di sartoria sociale promosso dalla nostra cooperativa. Ma già nella prossima fornitura ci sarà una nuova storia. Che però non anticipo! Raccontare attraverso i prodotti delle storie, e sempre diverse, ci pareva oltre che carino anche utile in riferimento agli obiettivi che si pone (RI)GENERIAMO, fra cui è centrale quello della sensibilizzazione delle persone, in questo caso i clienti dei Negozi Leroy Merlin. Chi compra gli shopper diventa infatti testimone a sua volta di (RI)GENERIAMO e delle storie che (RI)GENERIAMO vuole raccontare. Chissà, magari qualcuno si appassionerà e farà la collezione dei nostri shopper! Stiamo anche cercando di capire insieme a Leroy Merlin quali sono i prodotti già presenti nella sua offerta che possiamo in un certo senso reinventare dal punto di vista estetico. Per fare un esempio, i copri-termosifone, o i para-spifferi. Qui l’idea è di lavorare direttamente con i capi-reparto dei Negozi Leroy Merlin, per poter insieme a loro “costruire” esteticamente questi prodotti in un modo attraente per i clienti. Infine, un altro grande progetto che abbiamo appena messo in cantiere è quello di provare a realizzare una rete delle sartorie sociali attive in tutt’Italia.
Come vi state organizzando per mettere in rete le sartorie sociali?
Innanzitutto abbiamo avviato una mappatura. Le sartorie sociali attive che abbiamo già individuato sono oltre una trentina. Si tratta di realtà presenti soprattutto al Sud, con numerose delle quali eravamo già in contatto, e alcune già lavorano per famosi marchi della moda. Vogliamo presentare loro la nostra attività con (RI)GENERIAMO e provare ad avviare un percorso insieme. Avendo l’opportunità di lavorare con una grande realtà come Leroy Merlin, vediamo che per ogni prodotto le richieste di fornitura sono quantitativamente molto elevate, nell’ordine delle migliaia di unità. Le piccole realtà ovviamente non riescono da sole a realizzare queste forniture. Mettendoci insieme a livello nazionale, invece, avremmo la forza per rispondere a richieste di questo genere. Facendo leva ancora di più, tra l’altro, su caratteristiche peculiari che il mondo del cucito ha e che possono risultare assai importanti in un’ottica rigenerativa.
Cos’ha di speciale, di “rigenerativo” quanto meno in potenza, il mondo del cucito?
Il fatto che il cucito trova posto, e un posto importante, praticamente in ogni cultura. Il che non è una cosa da poco quando si lavora su percorsi, e con persone, dove la multiculturalità è un fattore cruciale. Molti migranti hanno infatti grande familiarità con il mondo del cucito, la sartoria, il tessile in generale. Conoscono bene questi mestieri. Proprio in un’ottica rigenerativa stiamo dunque lavorando nel senso dell’inclusione nella rete del maggior numero possibile di soggetti. Specie quelli più piccoli, che vanno più aiutati in relazione alle dinamiche economiche e imprenditoriali. Oltre a quella legata ai soggetti svantaggiati, c’è infatti la necessità di sviluppare una narrazione legata ai meccanismi di rete che vanno innescati: che siano generativi dal punto di vista economico. Occorre coinvolgere altri soggetti e costruire insieme la capacità di scalare, di crescere di dimensione. Per poterci misurare con sfide imprenditoriali sempre più importanti.